Monthly Archives: Ottobre 2016

Invito vajont

La grande frana del Vajont – dagli storia geologica ai recenti studi geofisici

Vajont

Proseguono gli eventi culturali al Cai di Cervignano e organizzati in collaborazione con gli Gli amici della montagna Basso Friuli

LA GRANDE FRANA DEL VAJONT: dalla storia geologica ai recenti studi geofisici

lunedì 24 ottobre alle ore 20:45
presso la sede del CAI di Cervignano

Con la partecipazione di Massimo Giorgi – Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica sperimentale (OGS) Trieste

la frana Vajont - vikipediaLa frana del Vajont rappresenta la più grande frana caduta in epoca storica ed è stata largamente studiata sia per le note conseguenze catastrofiche che per la grande quantità di dati disponibili, nel prima e nel dopo. A dispetto della cospicua letteratura tecnica, vi sono una serie di quesiti scientifici, ai quali non è stato possibile rispondere in modo rigoroso e soddisfacente.
L’intervento di lunedì sera racconterà, attraverso tre diverse storie temporali, con un linguaggio comprensibile anche ai non addetti ai lavori, l’evoluzione “geologica” della valle del Vajont, mettendo in evidenza gli elementi geomorfologici che l’hanno formata, il contesto energetico/idraulico di quel momento del dopoguerra e il perché si è voluto costruire una diga in quella valle.
Le tematiche ancora aperte riguardano le proporzioni dell’onda che ha scavalcato la diga, la velocità di caduta ed il movimento in massa di un’enorme porzione del versante nord del Monte Toc.
L’OGS, assieme alle Università di Padova e di Milano, ha condotto uno studio, finanziato dalla Regione Friuli Venezia Giulia a 50 anni dall’evento, per capire in maniera approfondita questi fenomeni. Lo studio si è sviluppato attraverso un’analisi di dettaglio dell’assetto strutturale del piano di scivolamento e soprattutto delle geometrie e delle caratteristiche interne dell’accumulo.
E’ stata un’attività complessa e molto articolata che ha coinvolto anche diverse altre istituzioni per reperire dati del tutto inediti, dei quali si conosceva l’esistenza, ma che non erano disponibili.
Questi dati insieme alle nuove osservazioni geologiche e geofisiche, hanno consentito di ottenere degli importanti risultati nella definizione dei fattori predisponenti e soprattutto nella ricostruzione delle dinamiche di scivolamento della frana il cui modello è stato quasi completato.

Con il contributo di:
R. G. Francese – Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica sperimentale (OGS) Trieste, Università di Parma.
A. Bistacchi – Università di Milano Bicocca.
A. Bondesan – Università di Padova.
M. Massironi – Università di Padova.
G. Böhm – Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica sperimentale (OGS) Trieste

Dott. Massimo Giorgi, geologo-geofisico, Consigliere dell’Ordine Regionale dei Geologi del Friuli Venezia Giulia. Lavora come tecnologo presso l’OGS – Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale.
Si occupa dell’applicazione di diverse metodologie geofisiche per l’investigazione e caratterizzazione del sottosuolo per scopi ambientali: studio di frane, dissesto idrogeologico oltre che studio dei ghiacciai nell’ambito dei cambiamenti climatici.
Socio da più di 30 anni della “Società Alpina delle Giulie” di Trieste, alpinista e Istruttore di Sci-Alpinismo della Scuola “Città di Trieste”, con all’attivo numerosi 4.000 e 3.000 dell’arco alpino e alcune spedizioni extraeuropee: Ecuador, Cile, Nepal, Cina con salite di vulcani e montagne di 6.000 e 7.000 m.

vi aspettiamo
non mancate!


Monte Serva - Foto Boemo

DOMENICA 23 ottobre 2016 – MONTE SERVA (2133 m)

Il monte Serva è la montagna che chiude a nord est la Val Belluna e si trova all’interno del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi.

Un tempo era un monte di fienagione (in basso) e di pascolo (in alto) quindi di stenti e di fatiche; oggi i prati non vengono più falciati ma un nutrito gregge di pecore ne percorre ancora i versanti durante la bella stagione. La ricchezza floristica del monte Serva era conosciuta già in tempi remoti, lo dimostra un erbario figurato del 1400 conservato al British Library di Londra. La cima è anche l’unica località del parco dove si può ammirare il geraneo argenteo, rara specie, antica, sopravvissuta alle glaciazioni e per cui oggi nella zona di cresta sommitale è interdetto il pascolo. Anche sotto il profilo faunistico l’ambiente presenta aspetti interessanti dovuti alla grande varietà di habitat che vanno dalle estese praterie a sud-est, ai versanti dirupati a nord. Basti pensare all’aquila reale che ogni giorno sorvola i pendii in cerca di qualche preda.

Parco delle Dolomiti Bellunesi, in collaborazione con la sezione di CODROIPO

Monte Serva - Foto BoemoAvvicinamento:
Dall’autostrada Vittorio Veneto – Belluno (A 27), imboccare l’uscita per Belluno. Seguire per Ponte nelle Alpi – Cavarzano – Sopracroda – seguire poi a destra per Col de Roanza – e proseguire poi fino al parcheggio in località Cargador. Attenzione all’ultimo kilometro, strada piuttosto stretta, e parcheggio non molto capiente.
Escursione:
Punto di partenza e arrivo della nostra gita e la località “Cargador”, (1017 m) ove l’asfalto finisce e la strada si fa sterrata. Prenderemo a destra, seguendo appunto la strada forestale per circa 400 m, per imboccare poi a sinistra il sentiero panoramico che per regolari tornanti serpeggia dentro il bosco fino a sbucare sulle balze erbose del Col Cavallin (1394 m). Attorniati ora da un panorama lunghissimo e sconfinato, proseguiamo verso la Malga Pian dei Fioc (1739 m), che probabilmente troveremo ancora monticata, anche se oramai siamo a fine ottobre. Dalla malga si inizia a risalire a tornanti su buon sentiero i pendii sommitali del monte e man mano il panorama si apre sempre più sulle montagne circostanti, prima fra tutte la Schiara ed il Pelf a ovest, così vicini che sembrano di poterli toccare. Raggiunta la vetta (2133 m) si domina tutta la val Belluna verso sud-ovest, verso nord-ovest gran parte delle Dolomiti Bellunesi. Verso nord il Cadore la valle del Piave, ed a est l’Alpago, il Cansiglio cioè tutta la catena del Cavallo e Col Nudo. A sud, oltre il Col Visentin ed il Cansiglio lo sguardo si spinge, con cielo terso, sino alla laguna veneta.
Si ridiscende alla casera per il medesimo percorso, proseguendo poi fino a quota 1490 m dove prenderemo a destra seguendo il vecchio sentiero 517 via normale (attenzione bivio non segnalato). Ci immergeremo quindi nel bosco e scenderemo a ripide svolte riguadagnando il parcheggio al “Cargador“.
Per chi non se la sentisse di affrontare tutto tutto il percorso, c’è la possibilità di fermarsi in malga ed attendere il ritorno del resto del gruppo, risparmiando così gli ultimi 400 m di dislivello.

DATI E INFORMAZIONI GENERALI
DISLIVELLO: 1070 m circa – 9,250 km – salita ore 3:00 – discesa ore 2:15 – circa
DIFFICOLTÀ: E
EQUIPAGGIAMENTO: Normale da montagna adatto alla stagione, consigliati i bastoncini.
ORARI: Partenza da parcheggio sede CAI Cervignano alle 6.30 e da quella di Codroipo alle ore 07:30;
MEZZI DI TRASPORTO: Mezzi propri (eventuali spese vanno concordate con il proprietario del mezzo);
CARTOGRAFIA: Carta Tabacco, 024 Prealpi e Dolomiti Bellunesi
INFORMAZIONI: giovedì prima dell’escursione presentazione dell’escursione in sede Cai
ISCRIZIONI: segreteria durante gli orari d’apertura sede giovedì prima dell’escursione.

I responsabili dell’escursione ASE Boemo Cristian (348 7693599), Braida Ottaviano (333 5281532) si riservano la facoltà di apportare variazioni al programma qualora le condizioni della montagna o meteorologiche lo richiedessero.


Cima Kobilja glava

MERCOLEDI’ 19 OTTOBRE – ANELLO DELLA KOBILJA GLAVA

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ANELLO DELLA KOBILJA GLAVA

(Monte Testa di cavallo) 1475 m

Da Sela nad Podmelcem, un paesino posto sulle Prealpi Giulie sopra Tolmino, (830 m) si imbocca una strada carrareccia con l’indicazione del monte Jalovnik, prima nostra meta. Dopo circa un quarto d’ora di cammino, ad un tornante, si lascia la strada per seguire un sentiero con rarissime segnalazioni che, con più marcata salita, ci fa percorrere l’intera dorsale del Jalovnik giungendo sulla panoramica cima a quota 1452 m (ore 1,45 dalla partenza). Da qui si intravvede la cima del monte Kobilja glava (Testa di cavallo), con la sua grande croce, che si raggiunge in poche decine di minuti abbassandosi su una larga sella e risalendo il versante opposto (1475 m).
Cima Kobilja glavaDa queste due cime si può spaziare con lo sguardo sulla vicina cresta del Tolminski Kuk, del Vogel, del Rodica e del Crna Prst fino alle più lontane dolomiti o, verso sud, alla pianura. Si prosegue quindi lungo la dorsale nord su tracce di sentiero non segnalato ma abbastanza evidenti che, senza grosse difficoltà ci conduce al piccolo villaggio di Planina Lom (1167 m). Nei pressi di un abbeveratoio si diparte una mulattiera che ci porta verso est ad aggirare il Kobilja glava sul versante della Val Kneža conducendoci, senza alcun dislivello, alla dismessa Planina Temna Brda. Proseguiamo quindi lungo la mulattiera-sentiero che attraversa numerosi impluvi mantenendo sempre la medesima quota fino ad inestarsi su una strada sterrata che seguiamo lungamente per giungere al tornante dove si chiude l’anello.
Da qui in una decina di minuti si arriva al parcheggio.

Dislivello: 700 m
Lunghezza del percorso: 14 Km
Altitudine: minima 830 m max 1475 m
Tempo del percorso: 5 ore
Diff.: E
Coordinatore: Livio Sverzut 328 3617576


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